Sant’Eustorgio: La Basilica
Per terminare il nostro lungo discorso su questo gioiello milanese , non ci resta che spendere qualche parola sulla famosa Cappella Portinari, annessa alla Basilica e che Ospita l’Arca di San Pietro Martire.
Per arrivare a questa Cappella bisogna attraversare l’intera Basilica fino ad arrivare dietro all’Altare Maggiore. Qui, seguendo un corridoio, si arriva a quella che è considerata la Casa di San Pietro Martire. A costruire la Cappella è Pigello Folco Portinari, un banchiere venuto a Milano da Firenze nel 1452 per aprire una filiale del Banco Mediceo all’epoca di Francesco I Sforza.
Già ho avuto modo di dire come l’epoca di Francesco Sforza sia passata alla storia come una piccola oasi di pace e tranquillità, grazie appunto all’opera di questo Duca ben sorretto e consigliato dalla moglie Bianca Maria Visconti. Il Duca strinse rapporti amichevoli con tutte le casate nobili d’Italia, ad iniziare proprio dai Medici di Firenze, e questo consentì alla nostra città di vivere un periodo di pace e di benessere lungo una quindicina di anni e questo, all’epoca, era già da considerarsi un periodo molto lungo.
L’arrivo della Banca fiorentina a Milano è proprio un effetto di quest’opera del nostro Duca. La Cappella venne costruita per servire a tre scopi ben precisi:
– Custodire i resti di san Pietro Martire
– Fungere da sepoltura per il donatore Pigello Portinari
– Fungere da coro invernale per la preghiera dei monaci
La devozione del banchiere fiorentino per il Santo Martire Pietro è spiegabile con il fatto che, prima di arrivare a Milano, Pietro da Verona aveva soggiornato per diverso tempo anche a Firenze dove la sua pietà cristiana aveva impressionato notevolmente i fiorentini. E’ quindi da intendere che il Portinari conoscesse la vita e fosse devoto di San Pietro Martire già da prima di arrivare a Milano per fondarvi una filiale del Banco Mediceo.
Per terminare il discorso sulla Cappella Portinari occorre fare cenno anche al ciclo pittorico della stessa, ed in particolare agli affreschi attribuiti al pittore Vincenzo Foppa. Non è certo mia intenzione di lanciarmi in una lezione di storia dell’arte. Ho più volte detto, e qui lo ripeto, che questa non è la mia materia e se faccio cenno, qui come in altri post, a dipinti od a sculture, è solo perché ai dipinti od alle statue in questione è legato qualche cosa d’altro, qualche cosa di storico ovvero qualche curiosità che vale la pena di sottolineare.
Ed è questo proprio il caso dei dipinti della Cappella Portinari. In questi dipinti il Foppa, oltre che raccontare in modo scrupoloso alcuni miracoli compiuti da San Pietro, in particolare in un dipinto, che chiamare strano è già molto poco, racconta un episodio inquietante della vita del Santo.
Si tratta del racconto dell’esorcismo effettuato per smascherare una falsa Madonna. Infatti in questo dipinto si vede San Pietro Martire che alza un’Ostia consacrata davanti ad una Madonna con Bambino che, udite udite, inalberano entrambi un bel paio di corna sulla fronte. Narrano infatti le cronache come il demonio pur di tentare il santo si fosse proprio camuffato da Madonna. Purtroppo però si era solo dimenticato di nascondere le vistose corna sulla fronte, per cui San Pietro Martire subito si accorse dell’inganno ed ebbe modo di mettere in atto contro di lui, mediante appunto l’Ostia consacrata, un esorcismo che lo costrinse alla fuga vergognosa.
Questo è tanto, e con il demonio che, è proprio il caso di dirlo, fugge “scornato” da Sant’Eustorgio, termina anche il nostro lungo viaggio.
(tratto dalla pagina facebook di Franco Casati)