• on 9 Febbraio 2022

MILANO TRA STORIA E TRADIZIONE (sesta parte)

Sant’Eustorgio: La Basilica


Appare strano che in questo periodo, lo storico Galvano Fiamma che abbiamo citato più volte, non parli affatto della devozione verso i Re Magi. C’è da pensare che su questa omissione doveva pesantemente pesare ancora il fatto del trasporto a Colonia delle Reliquie.

Esiste solo una cronaca che racconta come sotto la signoria di Azzone Visconti venisse istituita la festa dei Tre Re nel giorno dell’Epifania con una grande processione che si snodava dal Duomo a Sant’Eustorgio con tappa davanti a San Lorenzo Maggiore. A dire il vero le male lingue dicevano che la sosta non era proprio davanti a San Lorenzo, bensì un poco più avanti, precisamente davanti all’ Osteria di Tri Scagn, dove l’oste metteva a disposizione dei tre Prelati che conducevano la processione non solo le tre sedie per riposarsi, ma anche un bicchierino di vino per ristorarsi. Diamine il percorso da Sant’Eustorgio al Duomo non è poi così breve ed una piccola sosta, con relativa bevuta, ci voleva.

Siamo nel 1336 e con questa festa, che si rinnovava ogni anno, di fatto si rendeva ancora più amaro nel cuore dei milanesi il ricordo del trafugamento delle Reliquie da parte del Barbarossa. Non deve perciò meravigliare se, nei secoli, infiniti furono i tentativi fatti per riavere a Milano le Reliquie in questione.

Ci tentò Ludovico il Moro forte di una lettera, rilasciatagli da Papa Alessandro VI, e indirizzata al Vescovo di Colonia con l’ordine di riportare a Milano i Corpi dei Re Magi. Il tentativo fallì miseramente. I Milanesi comunque continuavano a sperare forti anche di una tradizione popolare, basata su presunte antiche scritture, la quale profetizzava che le Reliquie trafugate da un Imperatore sarebbero ritornate, nel temine di cinquecento anni, al loro luogo di origine presso la Basilica di Sant’Eustorgio.

Ci tentò anche San Carlo Borromeo di riavere, se non proprio tutte, almeno una parte delle Reliquie, ma anche lui dovette convincersi come l’impresa fosse disperata, stante il categorico rifiuto che arrivava dalla controparte e così non se ne fece nulla. Soltanto nel 1903 il nostro Cardinal Ferrari ottenne la restituzione di pochi frammenti ossei che, in occasione della festa dell’Epifania del 1904, vennero riportati in pompa magna e con grande concorso di fedeli nella Basilica di Sant’Eustorgio dalla quale erano stati trafugati molti secoli prima.

Di tempo ne era trascorso un poco di più rispetto ai 500 anni di cui parlava l’antica tradizione, ma comunque, anche se in parte ed in ritardo, la profezia si era avverata!

C’è ancora un’ultima tradizione introdotta tra il 1300 ed il 1400 che merita di essere ricordata, e cioè quella che prescrive che ogni nuovo arcivescovo di Milano debba fare il suo ingresso ufficiale in città, proprio partendo dalla Basilica di Sant’Eustorgio per poi raggiungere il Duomo. Questo proprio in ricordo che qui, a porta Ticinese, iniziò la sua predicazione San Barnaba nel I secolo dopo Cristo. Lo stesso San Carlo Borromeo si fermò in Sant’Eustorgio per indossare i paramenti pontificali per poi proseguire per il Duomo.

Da allora fino ad adesso la tradizione è rimasta quella.

“Per inciso ricordiamo anche che il Rocchetto che salvò la vita di San Carlo dall’archibugiata del Farina, all’interno della vicenda legata alla soppressione dell’Ordine degli Umiliati, è conservato proprio in Sant’Eustorgio”

Va anche ricordato che appena dopo la metà del 1400 si ebbe una scissione all’interno dell’Ordine dei Monaci domenicani con la creazione di una Congregazione lombarda che si staccava da quella dell’Ordine Generale. E’ per questo motivo che a Milano vengono inviati da parte del Capitolo Generale altri monaci domenicani che fondano un altro convento, precisamente fuori da Borgo Vercelli presso la Chiesa di San Vittore all’Olmo.

Sono questi monaci che fonderanno il Convento e la Chiesa che verrà chiamata Santa Maria delle Grazie e che un giorno, di lì a pochi anni, ospiterà il Cenacolo di Leonardo e diventerà il Mausoleo della famiglia Sforza al tempo di Ludovico il Moro. Ma questa e tutta un’altra storia.

Il Convento di Sant’Eustorgio già decimato dai provvedimenti emessi dalle autorità austriache nel 1787 che soppressero molte Chiese e molti Conventi in città, cessò definitivamente ogni attività con l’arrivo di un certo Napoleone. Il 23 novembre 1798 il Direttorio della Repubblica Cisalpina ordinava la immediata evacuazione del complesso conventuale in quanto lo stesso doveva essere destinato ad usi civili.

Ai monaci si ordinava di unirsi a quelli del Convento delle Grazie, ovvero di altri luoghi.

In Sant’Eustorgio, trasformata in semplice parrocchia rimasero un paio di monaci addetti appunto ai servizi liturgici della parrocchia.Secoli di storia religiosa e di pietà cristiana erano stati cancellati improvvisamente, con un colpo di spugna, da un dittatore che, alla fine, dopo aver sparso sangue per tutta Europa, durerà solo pochi anni!

(tratto dalla pagina facebook di Franco Casati)

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