Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo di Re Erode, ecco alcuni Magi vennero da Oriente a Gerusalemme e dicevano:“ Dov’è coIui che è nato, il Re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. (MŁ2,1-2)
…personaggi favolosi, questi Magi, e anche un po’ misteriosi. Dotati di un‘inteIIigenza attrezzata per esplorare i segreti della natura e indagare gli avvenimenti della storia, captano il segnale di una stella. E la loro ricerca, a un tratto, diventa una svolta decîsiva per la loro vita. Perché non cercano più qualcosa. Cercano qualcuno. Ed eccoli, questi sapienti un po‘ enigmatîci, questi dotti, questi studiosi delle meraviglie deII‘universo, in ginocchio davanti a un bambino…
SEGUIRE UNA STELLA
I Magi vengono da lontano, è bastata l’apparizione di una stella sul loro orizzonte per farli mettere in viaggio. Hanno abbandonato le loro dimore, i loro studi, le loro occupazioni per mettersi in cammino. Dunque c‘è stato un segnale iniziale. Ma la stella non li ha accompapnati passo passo durante il lungo viaggio, per eliminare incertezze e difficoltà del cammino. Tra la partenza e l’arrivo c’è in mezzo una strada Iunga, un cammino difficile, con dubbi, imprevisti, stanchezze, delusioni, speranze. Hanno dovuto interrogate, cercare, informarsi. La stella, dopo aver fatto nascere un desiderio, sarebbe ricomparsa solo alia fine.
La ricerca non è mai facile, ciò che conta è la perseveranza, la voglia di non cedere allo sconforto; importante è l’ostinazione a camminare anche quando tutto sembra inutile, impossibile, e la meta sembra irraggiungìbile. La ricerca di Dio è un cammino sempre diverso da percorrere e da scoprire, che sembra non dover finire mai. Ma se rimaniamo con fedeltà nel proposito di arrivare, senza spaventarci anche quando sembra che Dio si nasconda o si allontani da noi, vincendo anche le delusioni, allora anche per noi la stella brillerà ancora e non tramonterà mai.
MA CHI SONO I MAGI?
Innanzitutto il Vangelo non li qualifica in nessun modo. La Ioro professione si deve quindi ritenere nota e familiare agli uomini del tempo. è comunemente accettata la tesi che fossero sacerdoti persiani, adoratori del fuoco e del sole nelle regioni della Caldea e della Persia. L‘attributo Magi designava la classe sacerdotale. Nei primi affreschi che li ritraevano, i Magi rivestono il costume classico dei persiani. Erano ministri di una religione ben diversa dal paganesimo, costituivano una casta chiusa, austera nella vita, come nel culto. lnterpretavano sogni, davano consigli ai re, compivano sacrifici. Ebbero certamente un contatto con i prigionieri israeliti e non solo conobbero così le profezie sul Messia, ma finirono per accettare l’idea di un redentore e da Ioro appresero la notizia della venuta del Messia.
Erano anche sensibili aIl’influsso deIl’astroIogia e del corso delle stelle, e questo spiegherebbe il fermare la Ioro attenzione sulla stella evangelica. I Magi percorsero probabilmente le strade carovaniere denominate vie delle spezie, perché vi transitavano i mercanti con le merci da portare dall‘Oriente al Mediterraneo. Un percorso disagiato, superiore a mille chilometri, che per un corteo doveva richiedere mesi di marcia. È logico allora che i Magi si mettessero in viaggio con uno di quei sontuosi cortei che riuscivano a impressionare chiunque li incrociasse. Anche se il Vangelo non si pronunzia sul numero dei Magi in viaggio verso Betlemme, dal numero dei doni un’antica tradizione volle individuarne tre.
E DOPO IL RITORNO DA BETLEMME?
Il Vangelo tace, ma la tradizione vuole che i Magi sarebbero tornati ai loro paesi messaggeri della notizia sulla nascita del Messia, e che dopo la crocifissione di Gesù sarebbero morti martiri di quella fede di cui si erano fatti testimoni e propagatori, il primo, il 6 e I’11 gennaio. Raccolti in un‘unica tomba a Gerusalemme sarebbero poi stati trasportati all‘inizio del IV secolo in Santa Sofia di Costantinopoli da parte di Elena, madre di Costantino il grande (imperatore romano dal 306 al 337) e appassionata ricercatrice delle prime reliquie della storia del cristianesimo, tra cui la Santa Croce di Gesù.
LE RELIQUIE DEI MAGI: UN PO’DI STORIA
Eustorgio I avrebbe avuto poi in dono daII‘imperatore Costante le reliquie dei Magi in occasione del suo viaggio a Costantinopoli, prima di insediarsi vescovo di Milano (tra il 344 e il 350).
Eustorgio I fece scolpire un‘arca marmorea e da Costantinopoli, attraverso la Dalmazia, arrivò sulle coste tirreniche in ltalia. Sbarcò l’arca e la pose su un carro trainato da buoi. Giunti a Milano a Porta Ticinese, presso il primo fonte battesimale di San Barnaba, sacro per i battesimi dei primi cristiani, l’arca divenne pesantissima. Allora il Santo Arcivescovo ordinò che proprio lì fosse eretta la Basilica dei re Magi, l’odierna Sant‘ Eustorgio.
Nel 1162 il sacro romano imperatore Federico Barbarossa cinse d’assedio Milano, s’impossessò delle reliquie dei Magi e le concesse alI‘arci vescovo di Colonia Rainaldo di Dassel, per la sua sede episcopale.
Le Sacre reliquie dei Magi restarono così in Germania nel Duomo di Colonia. Tuttavia, il cardinale Andrea Carlo Ferrari, arcivescovo di Milano dal 1894 al 1921, ottenne dal cardinale Fischer, arcivescovo di Colonia, una parte delle preziose reliquie che solo neII‘Epifania del 1904 vennero solennemente ricollocate nella cappella dei Magi della Basilica di Sant’Eustorgio: esse sono ancora oggi venerate, custodite e visibili in una splendida urna.
Nella nostra basilica il culto dei Magi non cessò mai. Dal 1336 si era anche svolta, per la prima volta a Milano, la processione per le vie del centro città a Sant‘Eustorgio. Ora la millenaria festività deIl‘Epifania perpetua in basilica un rito, a cui i milanesi dimostrano di mantenere fede.
Dal 1972 riprese l’antica tradizione della sfilata del corteo dei Magi che partendo dal Duomo, passando per San Lorenzo, giunge a Sant’Eustorgio. La partecipazione dei milanesi è aumentata di anno in anno e le autorità cittadine hanno sempre garantito la Ioro presenza, per rendere omaggio a questa tradizione tutta milanese in onore dei Magi, la cui vicenda è strettamente legata alla basilica: sul campanile di Sant‘Eustorgio, infatti, svetta la stella a otto punte la cui Iuce un giorno brillò su Betlemme. Ed è ancora oggi faro per la nostra comunità, per la città e per tutti coloro che si mettono in cammino per cercare l’incontro con Dio.
Fonti: P. Spreafico, Bonvesin de la Riva, A.Pronzato, A. Comastti