• on 15 July 2022

Basilica di Sant’Eustorgio (seconda parte)


Si hanno notizie certe che comunque la Chiesa di Sant’Eustorgio fosse importante fin dall’epoca longobarda, e cioè fin dal VI secolo.

Durante il Regno Longobardo vengono riportati due fatti di particolare importanza religiosa. Nel 744 Re Liutprando riscatta dai pirati saraceni i resti mortali di Sant’Agostino e li porta nella sua capitale, Pavia, collocandoli sull’altar maggiore della Chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro (E’ la stessa chiesa ove sono sepolti sia il filosofo romano Severino Boezio consigliere di Teodorico re degli Ostrogoti nonché lo stesso re Liutprando).

Nello stesso periodo, vengono riscattati anche i resti di un altro santo, si tratta di Sant’Eugenio, che è di probabile origine africana ed aveva esercitato la sua missione in Corsica. I resti mortali di questo santo vengono invece portati a Milano ed inumati poi in Sant’Eustorgio.

Veramente, in origine, i resti di Sant’Eugenio sarebbero stati sepolti in un luogo segreto, del quale poi si era perduta memoria, e solo in un secondo tempo trasportati in Basilica a seguito di un fatto miracoloso raccontato dallo storico milanese Landolfo Seniore nell’XI secolo, cioè dopo l’anno 1000.

Dunque racconta questo storico che ad una signora milanese molto malata, che pazientemente pregava per la propria salute, una notte apparve in sogno un prelato in abiti vescovili il quale chiese a questa donna di far cercare la sua tomba, dando precise istruzione circa il luogo di ricerca: una zona paludosa nei dintorni di Sant’Eustorgio, e raccomandando poi che il suo corpo venisse sepolto proprio in Basilica.

La donna nel sogno chiede il nome al santo che gli era apparso e questi gli comunica che una volta trovata la sua sepoltura verrà svelato anche il suo nome. La donna al risveglio convince il marito ad intraprendere le ricerche e, difatti, nel luogo indicato, viene trovata una tomba sul cui coperchio una lamina di piombo riportava il nome del santo e la data della sua morte: si trattava del Vescovo Eugenio.

Il corpo di Sant’Eugenio venne così riesumato e trasportato con tutti gli onori dentro la Basilica per essere sepolto accanto allo stesso Sant’Eustorgio. In cambio di tutto questo, naturalmente alla signora milanese venne concessa la completa guarigione.

La stessa signora diede altresì disposizioni perché ogni anno venisse celebrata una grande festa in onore del santo che l’aveva guarita. Lo storico Landolfo termina il suo racconto precisando che, da quel giorno, la festa di Sant’Eugenio si è sempre celebrata e si celebrava ancora con somma devozione al tempo in cui lui scriveva queste memorie e cioè dopo l’anno mille.

Questa storia naturalmente portò grande lustro alla Basilica esaltando ancor più il fatto, per altro già noto perché riportato in uno scritto di un anonimo longobardo del secolo VIII, che quello era il posto esatto della nascita della Milano Cristiana con i primi Battesimi celebrati proprio lì dall’Apostolo San Barnaba.

Nel 1068 poi, accanto alla Basilica sorse un “Hospitale” per l’accoglienza dei molti pellegrini che attraverso la strada ticinese entravano in città e che lì si fermavano per abbeverarsi alla fonte detta di Sant’Eustorgio od anche di San Barnaba.

E’ sempre l’anonimo longobardo dell’VIII secolo che così racconta:“Ancora oggi non lontano dalle mura della città, presso la strada che conduce alla città ticinese, sta una fonte dalla quale sgorga acqua limpida e salubre. Essa fu benedetta dal secondo Vescovo di Milano, Caio, che la usò per battezzare tutti i catecumeni… per quella benedizione quella acqua conservò la primitiva grazia, così che parecchi ammalati se capita loro di bere di questa acqua della fonte mentre soffrono di febbre, attingono senza indugio ad un rimedio completo

Ancora nel 1700, cioè ben mille anni dopo, lo storico milanese Lattuada scrive di questa fonte, per altro citata anche nella vita di Sant’Eustorgio, ricordando delle tante guarigioni ottenute bevendo quell’acqua e ricorrendo alla intercessione di San Barnaba.

(tratto dalla pagina facebook di Franco Casati)

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