“fatti non foste per viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza”
Verso 119 del canto XXVI dell’Inferno di Dante Alighieri
Il 25 marzo è la Giornata Nazionale dedicata a Dante Alighieri
Dante Alighieri ha amato una donna, Beatrice.
Sapete il cognome di Beatrice? Portinari! vi dice qualcosa? Andiamo con ordine…
Cercando di approfondire la storia della famiglia Portinari si è scoperto che uno di loro, Pigello, aveva fatto edificare una Cappella a Milano nel XV secolo, un gioiello di arte e architettura rinascimentale italiana, la meravigliosa Cappella Portinari. Un luogo ricco di bellezza, di storia, di affreschi. Una cupola ad ombrello i cui colori ti avvolgono e sembrano portarti verso l’alto.
Cosa lega il poeta fiorentino con la Cappella Portinari e la sua simbologia con il Paradiso?
Il nostro viaggio verso il DanteDì inizia con l’approfondimento su un personaggio significativo per la realizzazione di quest’opera: Pigello Portinari. Discendente di una importante famiglia mercantile di Firenze, che vede tra i suoi capostipiti quel Folco Portinari, padre di Beatrice, la donna angelicata della Divina Commedia.
Pigello crebbe e si formò alla corte di Cosimo de’ Medici e nel 1452 si trasferì a Milano per aprire e dirigere la nuova filiale del Banco Mediceo, situato in via dei Bossi nel quartiere di Porta Comasina, voluta da Francesco Sforza.
Qui divenne una figura di rilievo della Milano sforzesca; “Civis Florentiae et Mercator Mediolani” così veniva citato Pigello Portinari nei documenti dell’epoca: fu un uomo di governo di primaria importanza, rappresentando anche l’espressione degli indirizzi della politica estera dei Medici.
La principale e più nota tra le opere attribuite alla committenza di Pigello Portinari è la Cappella Portinari in Sant’Eustorgio a Milano, costruita tra il 1462 e il 1468 e affrescata da Vincenzo Foppa. La Cappella, concepita per essere sia uno spazio votivo per la reliquia della testa di San Pietro Martire che una cappella funeraria per il suo committente, in tutta la composizione decorativa sembra sottendere una simbologia legata al Paradiso.
Oltre che un abile banchiere, Pigello fu anche esperto d’arte, di manifatture e di manoscritti. Proprio per questo motivo è plausibile che conoscesse l’opera di Dante Alighieri e fosse consapevole del proprio legame di parentela con Beatrice Portinari, la donna amata dal poeta, che lo accompagna nell’ascesa del Paradiso nella Divina Commedia.
Pigello Portinari finanziò inoltre la costruzione del coro e dell’abside maggiore, del capitolo e della sagrestia (uno stemma marmoreo dei Portinari è ancora visibile all’esterno del coro) nella chiesa di S. Pietro in Gessate.